Alternativa Libertaria/Federazione dei Comunisti Anarchici

sezione di Livorno - Lucca


 

Sindacato


Dopo l'incontro Confindustria Organizzazione Sindacali del 7 settembre 2020

Più di 10milioni di lavoratori devono rinnovare il contratto di lavoro.

L'unico vero "rinascimento del lavoro" consiste nell'unificare e rilanciare la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici per migliori condizioni economiche e normative.

Nessun patto fra i produttori può garantire migliori condizioni materiali alla classe lavoratrice.

Se non ora quando

Riduzione d'orario a parità di paga e forti aumenti retributivi

Landini, segretario generale delle CGIL, stigmatizzando l'attacco portato avanti da Bonomi, capo di Confindustria, nel negare la firma del rinnovo dei contratti per oltre 10milioni di lavoratori, in una intervista al quotidiano La Stampa di metà agosto ha invocato "il passaggio dal medioevo neoliberista della precarietà e dei contratti pirata a un rinascimento del lavoro, economico e sociale sostenibile".

Nonostante ciò nel successivo incontro fra Confindusria ed organizzazioni sindacali del giorno 7 settembre, le organizzazioni sindacali hanno espresso tutto sommato un giudizio positivo, accontentandosi di aver riconfermato il loro ruolo di interlocutori, mentre Confindustria, che niente ha ceduto, se non una vaga promessa di sbloccare il contratto delle circa 100mila lavoratrici e lavoratorri della Sanita privata, contratto non rinnovato da oltre 14 anni, conferma la propria strategia, ottenendo come spesso accade l'avallo esplicito della dirigenza sindacale, in particolar modo della CISL , "l'utile idiota" che attraveso le parole della sua segretaria Annamaria Furlan a fine incontro fra Confindustria e organizzazioni sindacali, afferma " c'e la conferma del Patto della Fabbrica, ritengo questo importanrte".(1)

Maurizio Stirpe, vice presidente nazionale di Confindustria, con delega alla contrattazione, solo poco giorni fa, in una sua intervista a Repubblica non usando né paraventi né giri di parole, aveva affermato:

"O c’è un problema di comprensione delle regole, oppure qualcuno ha firmato accordi con quelle regole e ora si è pentito. E quando parlo di regole mi riferisco al Patto della Fabbrica, cioè l’accordo interconfederale sulla contrattazione siglato nel 2018" .(2)

Il Patto della Fabbrica, il documento sottoscritto il 9 marzo di due anni fa, fissa dei paletti e disegna un percorso all’interno del quale sviluppare il confronto tra Impresa e Sindacato; definisce un sistema di relazioni industriali volti a definire maggiore competitività a vantaggio delle imprese e una crescita dei salari messa direttamente in relazione all’aumento di competitività.

Il vice presidente Confindustria, Maurizio Stirpe, nella sua argomentazione continuava: "Noi continuiamo a voler distinguere tra il trattamento economico minimo, il cosiddetto Tem, legato all’andamento dell’inflazione, e il trattamento economico complessivo, il Tec, all’interno del quale c’è anche una contrattazione ispirata alla crescita della produttività e riferita ai settori o alle singole aziende. Peraltro, la nostra posizione sul Tem vuole essere anche un segnale al governo teso a dimostrargli che non serve l’introduzione di un salario minimo legale".

Il Patto della Fabbrica, fissando linee guida sulla formazione, sulle competenze, sulla sicurezza sul lavoro, sul mercato del lavoro e della partecipazione, definisce e amplia gli istituti legati al cosìdetto welfare aziendale.

Infatti da tempo e con la complicità delle stesse organizzazioni sindacali, Confindustria, nel chiaro tentativo di svalutare la contrattazione nazionale a favore di quella aziendale, vorrebbe inserire in busta paga non solo i soldi, ma anche una serie di servizi per il lavoratore e la sua famiglia.

Strategia questa che ampliando la gamma di servizi vari previsti nella contrattazione aziendale, quali visite mediche, palestra, analisi, financo benefit per buoni benzina, non solo ha diviso il fronte dei lavoratori a seconda della capacità e possibilità di contrattazione aziendale, che ricordiamo in Italia interessa poco più del 20% dei lavoratori, ma usufruendo di agevolazioni fiscali e della assenza di contributi previdenziali e assistenziali è sostanzialmente meno oneroso per i padroni e propedeutico per una ulteriore riduzione del welfare universale e pubblico a favore del sistema sanitario privato e dei vari ambulatori medici privati convenzionati.

Ecco cosa, in tempi non sospetti, dicevamo di questo accordo avvenuto fra l'altro mentre la CGIL stava tenendo le prime assemblee di base per il suo XVIII Congresso.

"Emblematico al riguardo l'ultimo accordo del 28 febbraio 2018 con Confindustria sulla contrattazione, accordo che non ha visto né la partecipazione dei lavoratori, né quella delle strutture intermedie e periferiche dell’organizzazione; nonostante più volte la Cgil abbia sostenuto la necessità del voto dei lavoratori questo “Patto della Fabbrica”, come è stato denominato, è stato sottoscritto dal gruppo dirigente confederale nel più assoluto e ricercato isolamento. Eppure in questo documento si definiscono aspetti strategici della contrattazione.

Dai due livelli di contrattazione nazionale e articolata, al recupero salariale che si lega definitivamente alle sole dinamiche della produttvità aziendale, includendo e rilegittimando l'inserimento di istituti di welfare aziendale nel computo del costo contrattuale, nonostante le non poche riserve espresse nell'organizzazione solo in questi ultimi mesi....Infine nell'accordo si introduce il concetto di partecipazione favorendo “un sistema di relazioni industriali più flessibile che incoraggi, soprattutto, attraverso l'estensione della contrattazione di secondo livello, quei processi di cambiamento culturale capaci di accrescere nelle imprese le forme e gli strumenti della partecipazione organizzativa.” Si prosegue poi avallando l'idea che lavoratore e padrone abbiano un comune interesse nell'azienda: “I cambiamenti economici, richiedono coinvolgimento e partecipazioone e determinano una diversa relazione tra impresa e lavoratrici e lavoratori.” Ma ancor di più si delinea e si consolida un terreno di cogestione che rimanda alle peggiori stagioni della concertazione: “Confindustria e CGIL, CISL, UIL considerano, altresì, un'opportunità la valorizzazione di forme di partecipazione nei processi di definizione degli indirizzi strategici dell'impresa”. (3)

Come si vede l'ennesima riproposizione del vecchio patto tra produttori, declinato più o meno diversamente, rimane l'orizzonte della organizzazioni sindacali, mai capaci di riflettere sulla debolezza di tale strategia, utile unicamente alle controparti padronali e governative nel peggiorare le condizioni materiali delle classi lavoratrici, garantendo unicamente maggiori profitti per loro.

Strategia questa confermata dal "sinistro" Landini il quale ribadendo il ritornello sul nuovo modello di sviluppo (qualsiasi cosa voglia dire) afferma che bisogna "affrontare i processi di cambiamento in atto, coinvolgendo i lavoratori e il sindacato sulle scelte strategiche, su come e cosa si produce" aggiungendo infine che "le imprese devono cambiare e se non ricostruiscono insieme a noi rischiamo di proseguire sulla linea fallimentare"(4)

Ciò che oggi per le lavoratrici ed i lavoratori occorre è rilanciare l'unica prassi che ha sempre pagato e che sempre paga: generalizzazre la lotta di classe, unire il fronte proletario, chiamare al proprio fianco le giovani generazioni e le donne, settori questi che più di altri subiscono la furia della crisi economica e sociale, determinare rapporti di forza favorevoli per la nostra classe.

Unificare la lotta salariale rivendicare una forte e significativa riduzione d'orario, non cadere nella trappola della flessibilità degli orari, battaglia questa già affrontata e persa a cavallo degli ultimi anni del secolo scorso, con l'introduzione della legge Treu del 1997 sul lavoro interinale e la successiva legge Biagi del 2003, con l'esplosione delle forme di lavoro flessibile e precario e contro le quali, a dispetto di una posizione ufficiale contraria, le organizzazioini sindacali non hanno mai condotto una seria e generalizzata lotta contraria e avversato realmente.

CrV

9 settembre 2020

Note:

(1) il manifesto. 8 settembre 2020. "Contratti, Bonomi fa il buono Ma punta a ridurre gli aumenti". Massimo Franchi

(2) La Repubblica. Stirpe: “Sui rinnovi contrattuali i sindacati non rispettano i patti” 24 agosto 2020. Intervista al vicepresidente di Confindustria. "Al governo non rimproveriamo la gestione del Covid, ma che continui a ragionare in termini di emergenza" Marco Patucchi

(3) Difesa Sindacale. Comunisti Anarchici e Libertari in CGIL n. 45 Aprile 2018 ."XVIII° Congresso CGIL" (4) www.impresalavoro "Fase 2 , CGIL Landini risponde a Bonomi " 5 maggio 2020